Per gli amanti della carta la parola washi è sinonimo di meraviglia . Chi è del settore sa che cosa vuol dire ma in tanti se pronunci la parola washi ti guardano annuendo mentre nella loro testa scorre la frase “dichecosastaparlando?” Washi è una parola composta: wa – giapponese shi – carta. Ecco svelato l’arcano. Washi è la carta artigianale giapponese che nell’antichità per la robustezza e la sua trasparenza veniva utilizzata per realizzare paralumi, porte scorrevoli e ventagli. E a seconda della tipologia per diversi tipi di scritture.
La lavorazione è lenta e minuziosa. Tra le zone più famose in cui si produce carta Washi c’è un villaggio, Kurotani, in cui questa pratica si tramanda di generazione in generazione da ben otto secoli. E’ un’arte, antica. Inizialmente si lavoravano le fibre del kozo – pianta appartenente alla famiglia del gelso – e della canapa asa fino a scoprire anche il Gampi, un arbusto tipicamente giapponese, il quale donava fibre delicate e naturalmente viscose così da produrre una carta durevole e lucida, morbida e resistente persino agli insetti dannosi.
La carta washi è oggi indicata per vari tipi di utilizzo dagli origami al disegno. Non solo, è anche utilizzata per la realizzazione di carta adesiva decorativa – Washi tapes appunto – che ha la particolarità di potersi attaccare e staccare senza lasciare traccia e senza perdere la sua aderenza. ( I washi tapes meritano un post dedicato ) E adesso fatevi cullare dal soffio del vento, dalle acque del ruscello. Lasciate che la lentezza di una cultura lontana dalla nostra vi avvolga e vi rassereni con le risate degli operai. Pigiate su playe godetevi questo video che racconta quanta meraviglia ci sia dietro la lavorazione di questa carta, una delle più pregiate al mondo, inserita nel 2014 dall’UNESCO tra i “patrimoni immateriali” dell’umanità.
aralumi, porte scorrevoli e ventagli. E a seconda della tipologia per diversi tipi di scritture.
La lavorazione è lenta e minuziosa. Tra le zone più famose in cui si produce carta Washi c’è un villaggio, Kurotani, in cui questa pratica si tramanda di generazione in generazione da ben otto secoli. E’ un’arte, antica. Inizialmente si lavoravano le fibre del kozo – pianta appartenente alla famiglia del gelso – e della canapa asa fino a scoprire anche il Gampi, un arbusto tipicamente giapponese, il quale donava fibre delicate e naturalmente viscose così da produrre una carta durevole e lucida, morbida e resistente persino agli insetti dannosi.
La carta washi è oggi indicata per vari tipi di utilizzo dagli origami al disegno. Non solo, è anche utilizzata per la realizzazione di carta adesiva decorativa – Washi tapes appunto – che ha la particolarità di potersi attaccare e staccare senza lasciare traccia e senza perdere la sua aderenza. ( I washi tapes meritano un post dedicato )E adesso fatevi cullare dal soffio del vento, dalle acque del ruscello. Lasciate che la lentezza di una cultura lontana dalla nostra vi avvolga e vi rassereni con le risate degli operai. Pigiate su playe godetevi questo video che racconta quanta meraviglia ci sia dietro la lavorazione di questa carta, una delle più pregiate al mondo, inserita nel 2014 dall’UNESCO tra i “patrimoni immateriali” dell’umanità.
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